Salire lungo il comodo sentiero della Via Crucis per contemplare immagini che toccano davvero il cuore. Sono uscite dalla forte ispirazione e dalle abilissime mani del nostro Franco Fiabane, ma sembrano venir fuori vive dalla durezza della pietra, tanto sono immediate.


Puoi fermarti a riflettere sul ghigno beffardo dei membri del Sinedrio o sulla scena tragicomica del rinnegamento di Pietro, o sulla figura instupidita di Pilato, o meglio sul momento emo-zionante della crocifissione e su quello, indubbiamente il più bello, di Maria e Giovanni ai piedi della croce, per poi ritrovarti, con “l’abito di lutto cambiato in veste di gioia”1, davanti alla splendida raffigurazione del Risorto, che sembra appena uscito dalla tomba e in atto di ascendere verso l’incontro con il Padre.


Arrivato a questo punto sei consapevole, che pur ammiran-do la grandezza dello scultore, non hai fatto il turista: hai medi-tato e pregato, hai ritrovato, complice la Madre, il senso vero anche del tuo camminare nel tempo verso il Vivente, méta luminosa della nostra speranza.


A ricordartelo è ancora, laggiù a lato della chiesa, una grande croce posta su un rialzo, ben visibile anche da lontano, ad indicare il santuario. “Stat crux dum volvitur orbis”: mentre passa la scena di questo mondo rimane ferma la croce.


Resta Gesù Cristo, Signore della storia, unica salvezza.

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